Il palazzo del deluchismo inevitabilmente scricchiola, perché se i processi si fanno in Tribunale restano i fatti, resta il contesto, resta l’evidenza di un sistema di potere che si auto-alimenta nel clientelismo più sfrenato, nella militarizzazione di ogni spazio di potere e di gestione, nell’occupazione della rappresentanza, nell’utilizzo privatistico delle istituzioni nel nome del consenso. Un sistema che va smantellato riaffermando i principi della democrazia rappresentativa
Un colpo durissimo, anzi due. Nel giro di 24 ore sono saltati due pilastri del sistema di potere deluchiano. Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e Presidente della Provincia di Salerno, arrestato per corruzione. Giovanni Zannini, campione di preferenze in Terra di Lavoro, consigliere regionale eletto per la lista De Luca Presidente, indagato per concussione e corruzione. Due inchieste distinte, che tuttavia ci restituiscono contesti simili: familismo, interesse pubblico asservito ad interessi privati, trasversalismo, presidio ossessivo di ogni spazio di gestione. In poche parole il partito di De Luca, che va ben oltre il Pd. Di questo partito Alfieri e Zannini sono due riferimenti di primissimo piano, capaci di raccogliere consensi enormi. Il primo un vero simbolo del deluchismo, capace di farsi eleggere sindaco in tre comuni diversi, definito da Piero De Luca, alla vigilia delle ultime provinciali, uno dei migliori amministratori d’Italia, pronto a scendere in campo accanto al leader alle regionali del prossimo anno. Il secondo, Zannini, maestro di trasformismo e figlio d’arte, riferimento di un vero e proprio esercito di amministratori in provincia di Caserta, a prescindere dalle appartenenze. Due pilastri venuti giù nel giro di poche ore a meno di un anno dalle elezioni regionali, due pilastri difficilmente sostituibili. E il palazzo inevitabilmente scricchiola, perché se i processi si fanno in Tribunale restano i fatti, resta il contesto, resta l’evidenza di un sistema di potere che si auto-alimenta nel clientelismo più sfrenato, nella militarizzazione di ogni spazio di potere e di gestione, nell’occupazione della rappresentanza, nell’utilizzo privatistico delle istituzioni nel nome del consenso. A prescindere da quelli che saranno gli sviluppi sul terreno giudiziario, tanto per Alfieri quanto per Zannini, i fatti emersi ci restituiscono l’impietosa istantanea di una Campania trasformata in un califfato laico a cui è necessario porre fine riaffermando i sacri principi della democrazia rappresentativa. Intanto il Nazareno tace.