I rumors di mercato non sono solo chiacchiere da bar: sono il lievito madre del sogno. E in Irpinia, dove la passione si mescola al sacrificio, sognare è un atto rivoluzionario. I tifosi dell’Avellino, come pure gli addetti ai lavori, iniziano a disegnare con la mente la squadra che affronterà il prossimo campionato di Serie B. Un salto non solo di categoria, ma di visione: dopo anni di esilio in quella trincea che è la Serie C, il popolo biancoverde intravede finalmente un orizzonte diverso. Un calcio che torni ad appartenere alla provincia, ma con ambizione e progettualità.
La società, nelle figure della proprietà e del direttore sportivo Mario Aiello, pare aver imboccato una strada precisa: costruire con intelligenza, puntando su giovani italiani di valore, affamati e già formati alla durezza del professionismo. Il regolamento sugli under impone delle scelte, certo, ma è nella visione più ampia che si coglie il senso: l’Avellino vuole diventare un laboratorio virtuoso. Un club capace di coniugare identità territoriale e progettualità tecnica, diventando terreno fertile per chi vuole emergere davvero, e non solo farsi notare.
Avellino, puntare sui giovani ambiziosi per la Serie B
Milani, Cassano: nomi che non riempiono le prime pagine, ma che hanno tutto per diventare colonne di un progetto fondato sul lavoro, sull’idea, sulla valorizzazione reale del capitale umano. Non è retorica, ma rottura. Controtendenza rispetto a un sistema che parla di giovani solo per salvarsi la coscienza, salvo poi affidarli a minutaggi da briciole. Qui si prova a fare sul serio.
Lo stesso vale per il ruolo più delicato: la porta. Niente fretta, niente acquisti di facciata. Piace Giovanni Daffara, di proprietà della Juventus, attualmente impegnato nel Mondiale per Club: un portiere definito dalla stampa nazionale “il baby Buffon”, ma che ha bisogno di campo, non di etichette. Piacciono anche Sassi e Vismara. Il comune denominatore? Giovani, italiani, strutturati. Ma la decisione arriverà solo a bocce ferme, dopo aver compreso – nel caso di Daffara – anche la volontà del giocatore.
E poi c’è Diego Demme. Esperienza, qualità, mentalità da leader. Il club ha fatto la sua mossa, ora si attende la risposta del centrocampista. Sarebbe un colpo pesante, di quelli che spostano l’inerzia di una stagione. Ma, come in ogni trattativa seria, serve pazienza. Si lavora sempre per portare Lorenco Simic dal Maccabi Haifa, cercando di concludere la trattativa senza salassi economici per il cartellino del giocatore.
L’Avellino non vuole più essere comparsa. Sta cercando di diventare protagonista, con uno stile che oggi è rivoluzionario perché semplicemente normale: competenza, identità, visione. Il calcio, quello vero, passa anche da qui.