Roberto, secondo genito del governatore della Campania, si è aggiudicato il concorso presso l’Università di Salerno per un posto a tempo determinato da ricercatore. Con lui solo un altro concorrente, più o meno lo stesso canovaccio di tre anni fa. Tutto legittimo ma non per questo meno grave
Come nelle previsioni 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐃𝐞 𝐋𝐮𝐜𝐚, secondo genito del 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐕𝐢𝐧𝐜𝐞𝐧𝐳𝐨, 𝐬𝐢 è 𝐚𝐠𝐠𝐢𝐮𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐭𝐚’ 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐥𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐮𝐧 𝐩𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐚 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐝𝐞𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥’𝐚𝐭𝐭𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐏𝐫𝐨𝐠𝐫𝐚𝐦𝐦𝐚 𝐝𝐢 𝐑𝐢𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐞 𝐈𝐧𝐧𝐨𝐯𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐜𝐬: “𝐒𝐞𝐜𝐮𝐫𝐢𝐭𝐲 𝐚𝐧𝐝 𝐫𝐢𝐠𝐡𝐭𝐬 𝐢𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐜𝐲𝐛𝐞𝐫𝐬𝐩𝐚𝐜𝐞‘’.
Al concorso hanno partecipato solo in due, il figlio del governatore e un altro candidato, sulla falsa riga di quanto accaduto nel 2021, quando Roberto partecipò addirittura in solitudine. Nessun illecito, nessuna violazione. Tutto rientra nella piena legittimità procedurale ma il punto, evidentemente, è politico. E il governatore non può pensare di cavarsela sostenendo che non si può attribuire al figlio la colpa di avere questo padre.
Siamo dinanzi ad una gigantesca questione di opportunità, posto che quello che dovrebbe valere per la moglie di Cesare dovrebbe valere tanto più per i suoi figli. Quale messaggio arriva ai nostri ragazzi, come possiamo immaginare di seminare la cultura del merito quando poi il merito viene calpestato in maniera tanti plateale? E come è possibile che tutto questo accada senza che nessuno, nel contesto accademico, manifesti indignazione? Come è possibile che nessun giornale, nessuna testata abbia ritenuto di dare evidenza a quanto accaduto?
È il potere, bellezza. Il potere che non conosce decenza, un potere che arriva ovunque, che si alimenta di sudditanza e obbedienza. Un potere che non conosce limiti e questo, evidentemente, ha molto a che fare con la guerra sul terzo mandato, con il sacro principio secondo cui la democrazia non è plebiscitarismo, secondo cui la democrazia vive nella rigenerazione della rappresentanza e delle istituzioni.