Avanti con Pazienza. Forse mai slogan fu più adatto per racchiudere un momento, come quello dell’Avellino, che dopo lo 0-0 col Cerignola si ritrova con una piazza imbufalita e vogliosa di cambiamento, come tanti ce ne sono stati negli ultimi anni.
Partiamo dal triplice fischio, l’arbitro ne fa tre, ma i tifosi irpini sono circa 8mila e la bordata è pesante, come i cori all’indirizzo del presidente D’Agostino, che stavolta non viene risparmiato, giudicato colpevole di non dare una scossa all’area tecnica, anch’essa ovviamente contestata con Pazienza e Perinetti invitati ad andare via.
Avanti con Pazienza, però, si diceva, con la proprietà che è stata chiara con la Curva Sud assiepata all’esterno della Tribuna Montevergine. Oggettive le assenze di giocatori importanti come Patierno, Liotti, Tribuzzi e Toscano, la condizione ancora precaria di Redan, Cancellieri e Rigione a mezzo servizio, squalificato De Cristofaro.
Oggettivo però anche il gioco poco efficace dell’Avellino che fa un passetto avanti rispetto al Giugliano dal punto di vista della compattezza, ma che negli ultimi venti metri è spaesato e privo di soluzioni. Così non va, è ovvio, perché la classifica piange dopo tre gare con soli due punti raccolti.
Così non va perché l’entusiasmo è già scemato e la tifoseria è già stufa dei risultati. Le altre cominciano a correre, coi lupi a -5 dalle prime della classe, dove c’è anche il Catania. Fiducia però al tecnico dopo il breve summit di ieri sera nel post gara.
E allora Pazienza siederà anche a Cava de Tirreni sulla panchina biancoverde. I tifosi possono solamente sperare nella famosa scintilla, che prima scocca e meglio è.