“Consistenti incongruenze tra le conversazioni avvenute e le trascrizioni depositate agli atti” dalla Procura di Avellino: lo sostiene in una nota il penalista, Luigi Petrillo, difensore dell’ex sindaco, Gianluca Festa, agli arresti domiciliari dal 18 aprile scorso, indagato per associazione a delinquere e corruzione.
Petrillo fa riferimento alla seconda ordinanza del luglio scorso quando la Procura, guidata da Domenico Airoma, chiese ed ottenne dal Gip del Tribunale di AVELLINO, una seconda ordinanza cautelare ipotizzando nei confronti di Festa gravi indizi di corruzione che avrebbe ricevuto – sostiene l’accusa – dazioni in denaro da tre imprenditori, a loro volta indagati, in rapporti di lavoro con il comune di Avellino.
Secondo gli inquirenti, Festa avrebbe ricevuto in diverse tranche circa 40 mila euro. L’analisi delle intercettazioni, che costituiscono, afferma Petrillo, “la fonte pressoché esclusiva degli indizi di reato”, restituisce “una ricostruzione dei fatti sensibilmente diversa nel senso e nel significato”.
Dalle intercettazioni analizzate da un tecnico esperto e accreditato presso tutte le Procure della Campania, “emerge con nitidezza che Festa non ha mai chiesto, direttamente o tramite altri, alcuna somma di denaro agli imprenditori individuati dalla Procura” i quali a loro volta, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, avevano negato ogni dazione correttiva all’ex sindaco.
Lo stesso Petrillo sottolinea anche che le gare di appalto vinte dagli imprenditori indagati, “non sono state truccate o pilotate” come certificano gli atti amministrativi. Contestualmente il difensore di Festa ha presentato al Gip del Tribunale di Avellino istanza di revoca della misura cautelare per “sopravvenuta mancanza dei gravi indizi di reato”.
Su un altro piano, Petrillo che il suo assistito, “fortemente e motivatamente preoccupato per le chiare divergenze rilevate”, si riserva ogni ulteriore iniziativa utile a fare piena chiarezza su quanto accaduto”.