Gennaro da 12 anni combatte contro un male incurabile, oscuro. Nel suo letto di summonte può solo pensare, la voce è muta, non ne ricorda neanche più la tonalità. Persa, come del resto tutto il suo corpo, nel corso dei tanti giorni seguiti alla diagnosi infausta. SLA. Una sigla che mette paura.
Gennaro De Fazio ci accoglie nella sua stanza, disteso sul suo letto, con il sui occhi profondi ci dà il benvenuto a casa sua. Un lungo sguardo alternato da una voce metallica, fredda, filtrata da un computer, che non rende al meglio la sua felicità nell’accoglierci. Lui è un grande fan dell’Us Avellino, dello sport in generale, della buona musica e dalla Formula 1. Intorno al suo letto ci sono tutti i ricordi della sua infanzia, tutte le passioni che lo hanno accompagnato. Dai dischi di Pino Daniele fino a quelli di Jimmy Hendrix, dalle bandiere rosse della Ferrari, a quelle biancoverdi dell’Avellino. E di biancoverdi sono le sue pareti, ormai adornate con decine di maglie dell’Us Avellino, dagli anni della Serie A a quelli più recenti, come la maglia di Biancolino o quella di Angelo D’Angelo in uno degli ultimi campionati di Serie B.
Adesso ne ha una in più da appendere perché oggi pomeriggio, una delegazione dell’Us Avellino, accompagnati da mister Pazienza gli ha fatto visita. Il suoi occhi si sono illuminati. Le presentazioni erano superflue, Gennaro conosceva tutto dei calciatori e dell’allenatore.
Le sue parole si sono concentrate sugli obiettivi futuri: ritornare a vedere l’Avellino protagonista in Serie B. Ai calciatori, al mister, Gennaro ha raccontato della sua prima partita al Partenio. Era il 2 dicembre del 1979, aveva 10 anni e l’Avellino vinse 1-0 sulla Juventus grazie ad un gol di De Ponti. Da quel giorno la sua passione non si è mai spenta e lo ha accompagnata in ogni momento della sua vita. Momenti toccanti, con il tecnico che si è dichiarato onorato di esser suo ospite, motivo di orgoglio e soprattutto di crescita. Il mister, i giocatori, gli hanno fatto una promessa, che non sveleremo. Le parole non erano banali, non erano dettate dal contesto, ma erano piene di sincerità. Pazienza si è soffermato a lungo con Gennaro in privato, occhi negli occhi, uno sguardo infinito che vola oltre ogni barriera.