Patto Civico, Forza Avellino, Cittadini in Movimento, Moderati e Riformisti, La Rondine. Sono i candidati più giovani delle cinque liste ad illustrare le priorità del programma. Condivisione, moralità e pacificazione le linee guida di Rino Genovese. “Appoggi al ballottaggio? Possiamo vincere al primo turno”
Sala gremita. Giovani protagonisti. Le premesse al programma elettorale sono decisioni partecipate e trasparenti. In sala e fuori l’esercito dei candidati. Spogliati della veste politica per la sottoscrizione del patto civico ci sono tutti i riferimenti di partito o istituzionali. Il consigliere regionale Livio Petitto, Angelo Antonio D’Agostino candidato alle europee, c’è il consigliere comunale uscente Dino Preziosi, Sabino Morano, Massimo Passaro, Forza Italia e Lega tramite i coordinatori provinciali, associazioni, movimenti e tanti semplici cittadini che si riconoscono in una proposta politica.
Fenestrelle, trasloco del tribunale, stazione ferroviaria e borgo, polo universitario e verde, alcuni degli argomenti sviscerati approfonditamente, che hanno toccato il cuore e strappato applausi. A margine le interviste. “Perché la politica civica – spiega Genovese è cosa diversa dal civismo di maniera. Non un mettersi insieme per il potere. La politica civica è una visione della Città condivisa con la comunità. È la voce della Città. È questo il nostro patto”. Parlare di programmi e non di avversari, una scelta precisa… “Non sprecherò mai una parola né per commentare la questione giudiziaria, che è cosa diversa dalla campagna elettorale, né per rispondere ad attacchi, a volte patetici, sulla mia coalizione o la mia persona. Ci sono tanti problemi di cui parlare e da provare a risolvere” sottolinea ancora il candidato sindaco. Ma ai cronisti che insistono ricordando l’appellativo di Centro-Festa arrivato da Iandoli in riferimento agli sponsor dell’ex sindaco, il candidato sindaco ripete: “Il patto civico non è una unione di partito, di simboli, semmai di culture politiche: liberal-democratiche, popolari, moderate, riformiste. Ma è soprattutto l’unione di tanti giovani, uomini, donne, intelligenze e culture che hanno deciso di mettersi a disposizione della nostra comunità”.
Priorità di programma, da dove inizia l’Avellino di Rino Genovese?
“L’Avellino di Rino Genovese inizia da un principio base che guiderà la nostra campagna elettorale, il nostro programma e la nostra azione amministrativa: la democrazia partecipata. La realizzeremo istituendo, come primo atto programmatico, i comitati di quartiere. Il dialogo incessante e quotidiano tra amministrazione e cittadinanza sarà ciò che caratterizzerà la nostra azione. Il nostro slogan racchiude le quattro priorità fondamentali. L’acronimo è Gate che in inglese significa cancello. G come giovani, A come ambiente, T come territorio, E come economia e occupazione. È il cancello che apriremo per entrare nell’Avellino dei nostri sogni.
In caso di ballottaggio ritiene possa esserci un dialogo con gli avversari al ballottaggio? “Non mi preoccupo di questo perché l’entusiasmo è tale che ritengo davvero di poter vincere al primo turno”.
Chi sarà il suo diretto sfidante?
“Non esistono sfidanti, ma interlocutori con i quali dialogherò, sperando di condividere delle posizioni programmatiche. Ci sono Dna comuni tra tutti noi: del voler bene alla nostra città. Lavoriamo insieme, sbracciamoci le maniche, andiamo avanti e vinca il migliore”.
Le inchieste Genovese non le commenta. Ma dal punto di vista morale cosa pensa?
“Il nostro patto civico è innanzitutto un patto etico. La questione giudiziaria è una cosa, la questione morale è un’altra. Sulla questione morale ci impegneremo al massimo. Certo, la mia amministrazione non si permetterà mai, per esempio, di non pubblicare le delibere. Anzi, non solo saranno pubblicate immediatamente all’albo pretorio, ma saranno comunicate immediatamente alle opposizioni e a giornalisti, affinché ognuno, nel proprio ruolo, possa esercitare il diritto-dovere di approfondimento, critica e valutazione. Affrontiamo le questioni morali con grande senso di responsabilità, ma abbiamo anche l’esigenza di costruire le condizioni per una pacificazione sociale. La pacificazione sociale non può essere uno slogan: non si predica, si pratica”.
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