𝐈𝐧 𝐨𝐜𝐜𝐚𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐟𝐞𝐬𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐧 𝐒𝐚𝐛𝐢𝐧𝐨 𝐩𝐚𝐭𝐫𝐨𝐧𝐨, 𝐢𝐥 𝐩𝐚𝐫𝐫𝐨𝐜𝐨 𝐝𝐨𝐧 𝐋𝐮𝐜𝐚 𝐌𝐨𝐧𝐭𝐢, 𝐞𝐬𝐩𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐬𝐚 𝐥’𝐢𝐦𝐦𝐚𝐠𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐂𝐫𝐢𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐧𝐧𝐢 ’𝟔𝟎 𝐬𝐚𝐧𝐠𝐮𝐢𝐧𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐭𝐫𝐞 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐞 𝐫𝐢𝐜𝐡𝐢𝐚𝐦𝐨̀ 𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐟𝐞𝐝𝐞𝐥𝐢. 𝐋’𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐚𝐩𝐩𝐚𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚 𝐫𝐢𝐬𝐚𝐥𝐢𝐯𝐚 𝐚𝐥 𝟏𝟗𝟔𝟓. 𝐋𝐚 𝐧𝐨𝐭𝐢𝐳𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨 𝐬𝐚𝐧𝐠𝐮𝐢𝐧𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐞̀ 𝐝𝐢 𝟔𝟓 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐟𝐚 (𝟏𝟗𝟓𝟗). 𝐋𝐚 𝐂𝐡𝐢𝐞𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐚𝐫𝐜𝐡𝐢𝐯𝐢𝐨̀ 𝐢𝐥 𝐜𝐚𝐬𝐨 𝐧𝐞𝐠𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐟𝐞𝐧𝐨𝐦𝐞𝐧𝐢 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐧𝐧𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚𝐥𝐢 𝐦𝐚 𝐥’𝐞𝐟𝐟𝐢𝐠𝐢𝐞 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐠𝐞𝐥𝐨𝐬𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐮𝐬𝐭𝐨𝐝𝐢𝐭𝐚 𝐧𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨.
Il mistero, religioso e laico insieme, torna attuale. In queste ore, in occasione delle festività di San Sabino patrono, il parroco don Luca Monti ha esposto in chiesa, in una teca, l’immagine del Cristo che negli anni ’60 fece gridare, più volte, al miracolo. Una litografia che secondo le testimonianze e le cronache sanguinò in concomitanza con celebrazioni del corpus domini e del venerdì santo. Il primo fenomeno di cui si ha notizia risale a 65 anni fa. L’immagine si trovava in casa della signora Marietta Di Marzo-Belli, discendente di un’importante famiglia gentilizia: la donna ricevette in dono l’effigie, che ricalca la stessa venerata ad Airola (Bn), da un frate francescano.
Si gridò al miracolo, il fenomeno si ripeté nell’arco di più anni, migliaia di persone si recarono in pellegrinaggio, tanto da dover poi spostare in un’edicola, in pubblica piazza, quel volto del Cristo.
Alcuni testimoniarono di aver ricevuto delle grazie. La vicenda durò almeno sei anni. Intorno al Volto Santo nacque anche una fondazione. La Chiesa avellinese al tempo era guidata dal Vescovo monsignor Gioacchino Pedicini. Quasi immediatamente, dopo aver avviati i controlli, nell’arco di un solo anno, la curia si espresse invitando i fedeli ad astenersi dalla venerazione, negando caratteri soprannaturali dell’evento. Si trattò di un grande inganno? Di un vero miracolo? Se ne potrebbe sapere certamente di più oggi con le avanzate tecnologie per la ricerca scientifica.
Del mistero Prima Tivvù si è occupata otto anni fa con una tramissione di approfondimento (qui i link https://youtu.be/zG0XYc0nZGQ e https://youtu.be/gC9ZN_2J3z8?t=906 ). Per il settimanale “il Sabato” di Atripalda, che del paese conserva identità e fa memoria attraverso le cronache, fu il compianto cultore della storia locale Biagio Venezia a raccogliere puntuali date e ricostruzioni (http://www.ilsabato.net/…/6410-la-vera-storia-del-volto… ), altri studiosi ancora hanno affrontato il tema.
Ciò che è stato sino ad oggi appurato è che a trasudare dall’immagine fu sangue umano. Il particolare di non poco conto di questa vicenda è che nonostante sia stata dalla Chiesa accantonata, ha visto negli anni i religiosi e le religiose venuti in contatto con il Volto Santo agire per la per custodia dell’immagine. Furono dapprima le suore del Convento di Santa Maria della Purità di Atripalda a preservare la foto dell’uomo della Sindone. E dopo la scomparsa dell’ultima suora, ma siamo a questo punto nel campo delle ipotesi, ci sarebbe stato un passaggio dell’immagine ad Airola prima di un ritorno alla chiesa di Sant’Ippolisto: l’esposizione di queste ore nella chiesa madre è la conferma, comuqnue sia, della preziosa custodia di questi decenni.
Nell’immaginario collettivo e nei ricordi dei più anziani quel Volto Santo non è mai scomparso è bensì rimasto vivo. Mai sopita la sete di verità e la curiosità per una storia dai molteplici risvolti. In queste ore si riaprono antiche pagine di storia, altre, nuove, sono tutte ancora da scrivere.